Starting five: le 5 tematiche della giornata di campionato #5

  1. Il lavoro paga sempre La squadra copertina della settimana è senza dubbio Umbertide. Il 74-56 con cui ha sconfitto Ragusa è la sorpresa non solo della giornata ma dell’intero inizio di campionato, non solo per il risultato ma anche per le sue proporzioni e per le prestazioni viste in campo, visto che il +18 delle due è anche stretto per quando hanno fatto vedere le due compagini sul parquet del PalaMorandi. La vittoria di Umbertide è nata dapprima nella metà campo difensiva. Prestazione perfetta sia per pianificazione tattica che per esecuzione sul campo, con la squadra umbra che è riuscita a mettere in campo un’intensità e un’aggressività tali da annullare anche il vantaggio di centimetri che in partenza la formazione siciliana poteva vantare. Ragusa non ha mai trovato linee di passaggio pulite, non è praticamente mai riuscita a costruire tiri non contestati (1/11 da 3, con l’unica tripla di Little arrivata a buoi abbondantemente scappati dalla stalla), anche a rimbalzo, nonostante la presenza di Brunson che rimane sempre una delle migliori giocatrici al mondo nel fondamentale, Umbertide ha sempre costretto le siciliane a faticare tantissimo. La mossa di Pertile in marcatura su Gorini ha poi cancellato un importantissimo vantaggio fisico che altrimenti Ragusa avrebbe avuto in posizione di play. Nei primi due quarti anche l’attacco umbro ha tenuto percentuali molto alte, grazie alla capacità di entrare molto presto nell’azione, senza perdere tempo a metà campo o in inutili palleggi, attaccando fin dai primi secondi del possesso, prima che la difesa della Passalacqua potesse accoppiarsi, con una Simmons caldissima a fare il resto. Quando però nel secondo tempo la stanchezza e la tendenza a forzare troppo della guardia americana hanno sporcato le percentuali della squadra di casa, Ragusa non solo non è riuscita a riavvicinarsi, ma se possibile ha subito ancor di più l’intensità di Umbertide. Ci siamo dilungati nella descrizione del match perché rappresenta una lezione fondamentale non solo a livello di basket. Il lavoro paga sempre, i frutti possono non essere immediati, ma il tempo impegnato per migliorarsi, per correggere i propri difetti, per prepararsi curando ogni dettaglio non è mai sprecato, ma è un investimento che prima o poi pagherà dividendi. Le squadre di coach Serventi sono da sempre un esempio pratico dell’applicazione di questi concetti, reso oggi ancor più evidente da un risultato così eclatante in un match dai valori sulla carta tanto distanti. Possono sembrare discorsi banali, ma in un ambiente in cui ormai si tende a far illudere di essere arrivate ragazze per aver fatto 20 punti in una partita under 15 o per una convocazione in una nazionale giovanile, è un insegnamento che andrebbe appeso a caratteri cubitali in tutte le palestre.
  2. “Limits, like fears, are often just an illusion” ossia “I limiti, come le paure, spesso sono solamente delle illusioni”. Parole di Michael Jordan durante il discorso di induzione nell’hall of fame del basket, una frase che detta dal più grande talento che abbia mai calcato un campo da pallacanestro da quando James Naismith inventò il gioco nel 1891 può sembrare un ottimo slogan pubblicitario (come in effetti poi è diventato) o al massimo una citazione buona per qualche video motivazionale. Allora, sempre restando alla partita Umbertide – Ragusa, diamo un esempio più concreto della bontà dell’asserzione jordaniana: Ilaria Milazzo. La play ex-Priolo ha segnato 17 punti ma non è tanto questo il punto. La questione è la ferocia, quasi furia agonistica, con cui la siciliana ha disputato il match. L’aggressività difensiva, la pressione messa sul portatore di palla o sulle linee di passaggio, la velocità nel correre in attacco sono tutti concetti che sullo scout non entrano ma che emergono nelle valutazioni che hanno portato tutti a considerarla l’MVP del match. Anzi un dato statistico da sottolineare c’è: 4 rimbalzi, strappati a una squadra in cui, tolta Gonzalez, il mismatch più favorevole a Ilaria vedeva l’avversaria almeno 10 cm più alta. Appunto, anche quelli che sembrano limiti fisici e oggettivi, spesso non sono che delle illusioni.
  3. Da raccolta di figurine a squadra il passo non è semplice Se fin qui abbiamo lodato la prestazione di Umbertide, c’è anche l’altra faccia della medaglia, ossia la contro-prova di Ragusa. Detto che una partita di per sé non fa testo e che le siciliane hanno diverse attenuanti, dall’infortunio di Micovic all’arrivo di Brunson avvenuto da pochi giorni, tuttavia l’impressione che la Passalacqua debba ancora lavorare tantissimo per diventare una squadra è nettissima. Intendiamoci, le bianco-verdi arriveranno senza patema alcuno tra le prime quattro, però l’avvio di stagione morbido (fin qui hanno giocato contro le attuali ultime quattro della graduatoria) ha probabilmente nascosto sotto il tappeto la polvere di qualche magagna di una squadra nella cui costruzione la ricerca di giocatrici di blasone e di fama ha avuto un peso importante. Però i dubbi ci sono, Brunson è una giocatrice che, anche per ragioni banalmente anagrafiche, ha il meglio della carriera alle spalle, Little in carriera ha sempre dato il meglio di sé quando poteva essere il terminale unico della sua formazione (e si è visto in parte anche in avvio di campionato), vedi il confronto fra l’esperienza cinese e quelle in Turchia o Israele. E ci siamo fermati a ragionare su quelle che dovrebbero essere le stelle del roster. Ciò per dire che non sempre le cose sono così semplici come potrebbero apparire a un primo sguardo, costruire una squadra che meriti applausi ad agosto non è troppo complicato anzi spesso è una scelta più comoda, ma non è sempre la via più agevole perché le approvazioni perdurino anche ad aprile. Nel caso specifico comunque uno dei punti di forza di Ragusa è l’avere Nino Molino in panchina e siamo sicuri che in poche settimane di lavoro la maggior parte dei problemi emersi al PalaMorandi sarà risolto. Un’altra formazione che ha problemi simili a quelli di Ragusa se vogliamo è Napoli, che ha fatto incetta di straniere pur sapendo di poterne schierare solo tre e magari ha lasciato qualche altro buco nel roster. Per esempio Carta e Pastore sono due ottime giocatrici, anche qualcosa di più forse, però hanno anche alle spalle una carriera nella quale non sono mancati gli infortuni. Allora forse nell’allestire una rosa così ampia si poteva pensare al rischio di trovarsi corti in posizioni di play, come poi si è verificato in queste settimane, soprattutto quando ci si può permettere il lusso di firmare Ivezic per due mesi per non dover aspettare la fine della WNBA con una straniera in meno e di prendere due giocatrici fortissime come Achonwa e Petronyte ma sostanzialmente due doppioni. Certo, nonostante queste considerazioni neanche il più accanito dei critici di Napoli avrebbe potuto aspettarsi un avvio con un record di 2-3, la formazione campana saprà senz’altro risalire nelle posizioni che competono a un roster di questo livello però anche qui vale lo stesso discorso fatto per Ragusa. Il tempo e il lavoro sono i due ingredienti più importanti nel costruire una squadra e purtroppo (o per fortuna) non si possono firmare come free agent.
  4. Il quintetto di Lucca Chi invece ha lavorato estremamente bene sul mercato è Lucca che non solo ha preso giocatrici molto forti, ma anche perfettamente funzionali al progetto tecnico e complementari a quelle che erano già presenti in organico. Da questo punto di vista l’esempio è Julie Wojta. Se si dovesse scegliere una straniera con i criteri delle statistiche o sulla base del mero valore individuale, ci sarebbe stato l’imbarazzo della scelta. ma poche come la nativa del Wisconsin sarebbero state adatte al sistema molto caratterizzato adottato da coach Diamanti. Poi certo c’è una Harmon che dopo l’anno praticamente sabbatico in Australia sta giocando ai suoi migliori livelli della carriera, Pedersen che non necessita di presentazioni, Crippa che si conferma l’italiana probabilmente più produttiva tenendo conto di tutte le voci statistiche e una Francesca Dotto che appare rigenerata dal ritorno in Toscana, anche lei autrice di prestazioni impressionanti. Insomma, le prime cinque giornate ci dicono che come quintetto base Lucca non ha nulla da temere nel confronto con nessuno, forse neppure con Schio. I dubbi casomai riguardano la panchina corta, in particolar modo nel settore dei lunghi. Andando avanti con la stagione, con l’accumularsi delle fatiche e degli acciacchi, riusciranno Harmon e Pedersen a reggere minutaggi ben superiori ai 30 minuti di media? Dall’esito di questa domanda dipende in ultima istanza la possibilità della formazione toscana di competere per risultati migliori di un piazzamento tra le prime 4, come l’andamento da schiacciasassi di cui il trionfo di Napoli è l’ultimo esempio ha fin qui dimostrato
  5. #lagentecomenoinonmollamai è l’hashtag di riferimento di Schio su Twitter e si applica a pennello al successo delle scledensi nel derby con Venezia, riacciuffato davvero all’ultimo secondo quando tutto sembrava compromesso. In molti ci hanno visto un segnale di debolezza da parte del Famila, a nostro avviso invece questa è una straordinaria dimostrazione di forza. Sulla scorta di quanto fin qui dimostrato in stagione, infatti, reduce da una faticosissima e sfortunata trasferta di Eurolega e con alle porte un match fondamentale contro Salamanca nella massima competizione europea, una sconfitta ci sarebbe anche potuta stare al cospetto di una formazione forte come Venezia (Karima Christmas è un altro esempio in senso positivo dell’importanza di scegliere giocatrici funzionali), nessuno ne avrebbe fatto un dramma alla luce della superiorità mostrata dalle scledensi fin qui in stagione (lo scorso anno in circostanza analoghe ricordiamo erano maturate tre sconfitte con Ragusa, Umbertide e Napoli). Invece le padrone di casa hanno mostrato una feroce determinazione nel cercare la vittoria a tutti i costi. Se Schio, oltre al vantaggio tecnico già di per sé evidente, mostra anche questi occhi della tigre per tutta la stagione nonostante il doppio impegno, si rischia di dover chiudere la competizione prima ancora del suo inizio.

Nella foto: una fase di Umbertide – Ragusa (foto Alessandro Minestrini)