NBA weekly recap #2

Classifiche

Eastern Conference

  1. Cleveland Cavaliers 7-1 875
  2. Atlanta Hawks 8-2 800
  3. Miami Heat 6-3 667
  4. Toronto Raptors 6-3 667
  5. Detroit Pistons 5-3 625
  6. Chicago Bulls 5-3 625
  7. Indiana Pacers 5-4 556
  8. Charlotte Hornets 4-4 500
  9. Milwaukee Bucks 4-5 444
  10. New York Knicks 4-5 444
  11. Orlando Magic 4-5 444
  12. Boston Celtics 3-4 429
  13. Washington Wizards 3-4 429
  14. Brooklyn Nets 1-7 125
  15. Philadelphia 0-8 000

Western Conference

  1. Golden State Warriors 10-0 1000
  2. San Antonio Spurs 6-2 750
  3. Oklahoma City Thunder 5-3 625
  4. Los Angeles Clippers 5-4 556
  5. Utah Jazz 4-4 500
  6. Dallas Mavericks 4-4 500
  7. Minnesota Timberwolves 4-4 500
  8. Denver Nuggets 4-4 500
  9. Houston Rockets 4-4 500
  10. Phoenix Suns 4-4 500
  11. Portland Trail Blazers 4-5 444
  12. Memphis Grizzlies 3-6 333
  13. Sacramento Kings 2-7 222
  14. New Orleans Pelicans 1-7 125
  15. Los Angeles Lakers 1-7 125

Abstract Per adesso le indicazioni, quando però siamo solo a un decimo della stagione regolare, parlano chiaro: Golden State a Ovest e Cleveland a Est sembrano avere una marcia in più. I campioni uscenti non hanno ancora conosciuto il sapore della sconfitta e cavalcano una partenza con un record di 10-0 che rappresenta il miglior avvio della franchigia nella sua storia. La finalista, dopo lo scivolone all’esordio con Chicago, non ha più lasciano nulla agli avversari e ha vinto le 7 successive uscite. Per adesso quindi sembra un testa a testa tra le finaliste che d’altronde se lo scorso anno sono arrivate fino all’atto conclusivo avevano già qualcosa in più delle altre e in più sono state quelle che hanno cambiato meno in estate, quindi non hanno praticamente avuto problemi di rodaggio. Cleveland poi sta recuperando piano piano anche i suoi infortunati. Ad Est si confermano gli Hawks, che dopo essersi fatti sorprendere a Detroit all’esordio hanno un record di 8-1, mentre tra le altre regna soprattutto un grande equilibrio, con 10 squadre che probabilmente si contenderanno i play-off fino alla fine, ad eccezione di Chicago che presto dovrebbe emergere sopra le altre. La sorpresa per ora è Detroit. Ad Ovest in scia a Golden State c’è San Antonio, con le quattro favorite della vigilia che si sono già issate nelle prime quattro posizioni. Dietro a Thunder e Clippers, sono in sei appaiate con un record di 500, tra di loro squadre emergenti come Minnesota e Utah, mine vaganti come Phoenix, Denver e Dallas e formazioni partite a rilento per i loro standard come Houston. Probabile che nella mischia rientri anche Memphis, nonostante il 3-6 in avvio, che rimane forse la compagine col miglior settore lunghi, mentre i Pelicans, complici anche i tanti infortuni, ormai sembrano aver abdicato, l’1-7 rimane un baratro probabilmente impossibile da scalare.

Riflettori su: Golden State Vero sono i campioni in carica. Vero tutti li aspettavano. Ma il 10-0 con cui sono scattati dai blocchi, vincendo tra l’altro tutti gli incontri con grandissimo agio, senza mai dover arrivare in volata punto a punto, è qualcosa di davvero impressionante. Certo c’è un Curry versione extraterrestre (cifre che solo Michael Jordan aveva tenuto in epoca moderna), c’è la solita gragnola di triple in attacco che rubano l’occhio, ma quello che nessuno sottolinea abbastanza è che il vero segreto della formazione californiana è la difesa, secondo tutti gli indicatori statistici avanzati la migliore della lega, in particolare nel settore lunghi dove l’atipicità di Green, Barnes, anche Ezeli che in questo avvio sta dando un contributo importante, nei momenti di quintetto piccolo e la protezione del ferro old style di Bogut (pur frenato dagli infortuni in questo avvio) quando invece c’è bisogno di più centimetri sono la chiave di questo assetto che finora sta tenendo gli avversari ben sotto i 100 punti su 100 possessi. Poi chiaro, avere un Curry che fa notizia ormai quando ne mette meno di 40 nonostante ormai sia regolarmente anche triplicato dalle difese avversarie rende tutto tremendamente più semplice …

L’uomo della settimana: André Drummond Dedicato a chi sostiene che il centrone vecchia maniera ormai sia un’istituzione desueta nel basket. Certo il ritmo e le metriche del gioco contemporaneo rendono sempre più tatticamente vantaggioso avere dei 5 con caratteristiche diverse, tuttavia quando è di livello, il vecchio buon pivot che occupa il pitturato, che va in post, che domina a rimbalzo rimane sempre un asset importante. Lo ha dimostrato in questo inizio di stagione Andrè Drummond, che ha avuto un avvio da 20 punti e 20 rimbalzi di media, essendo il vero trascinatore dei Detroit Pistons, sorprendentemente quinti fin qui. Numeri da capogiro che nella storia dell’NBA a questo punto della stagione solo due atleti erano riusciti a mettere insieme e parliamo di Wilt Chamberlain e Kareem Abdul Jabbar. Ovviamente non stiamo facendo paragoni che sarebbero ridicoli, però sono cifre che danno la misura del peso del prodotto di Connecticut nel sistema di Detroit, che come tutte le squadre di Van Gundy, giocando con altri quattro giocatori molto perimetrali, lascia poi tanto spazio sotto canestro per il proprio centro (non siamo ai livelli della Orlando che arrivò a contendere il titolo ai Lakers nel 2007, ma anche qui Ilyasova è un 4 che gioca molto spesso dietro l’arco). A liberare Drummond è stata anche la partenza di Monroe, altro lungo fortissimo, ma con il quale era molto difficile trovare le corrette spaziature in campo. Certo Detroit rimane ancora una squadra con molti problemi, ha un settore play con Jackson e Jennings che produce pochissimi assist e che non aiuta troppo a mettere in ritmo la squadra, dovrà faticare per agganciare un posto play-off, però se riuscirà a giocare al suo ritmo e continuerà ad avere un Drummond del genere, nella città dei motori ci sono prospettive interessanti dopo alcuni anni davvero deludenti.

Nella foto: André Drummond (foto NBA.com)