Nella foto: l’arrivo vincente di Evelyn Stevens (dal profilo Twitter UciWomenCycling)
Dalla Valtellina al mare e all’Appennino della Liguria non è cambiato solamente il paesaggio geografico. Anche il Giro ha subìto un completo rimescolamento nel tappone da Andora al Santuario della Madonna della Guardia di Alassio, una frazione che ha regalato spettacolo, con diversi capovolgimenti di fronte nel corso del suo svolgimento e la riscrittura di buona parte delle certezze che fino a stamattina sembravano acquisite.
Se infatti la Wiggle fin qui era stata la formazione regina della corsa rosa, oggi è stata la Boels a dare una dimostrazione di forza notevole, mostrando perché fin qui la compagine neerlandese stia dominando in maniera piuttosto netta il World Tour. Basterebbe già la splendida doppietta all’arrivo, con il secondo successo personale di questo Giro per Evelyn Stevens (due arrivi in salita su due per la primatista dell’ora), e la piazza d’onore per Megan Guarnier che va a riprendersi la maglia rosa che aveva dovuto cedere in Friuli. Ma soprattutto c’è stata una squadra che ha condotto tatticamente la gara fin dalle prime rampe del Passo del Ginestro, forte di una superiorità numerica notevole, con una delle migliori versioni in montagna della carriera di Lizzie Armitstead (che dunque mostra come anche su un percorso duro come Rio sarà l’atleta da battere) e la grande prova di Karol-Ann Canuel, rimasta fino all’ultimo con le migliori.
Mara Abbott invece ha certamente pagato un eccesso di azzardo, quando rimasta senza compagne sulla penultima salita, la più dura di giornata, il Passo Caruana, ha attaccato in prima persona, finendo però in questa maniera per consumare nei 50 km successivi tra discesa e pianura quelle energie che le sono mancate sull’ascesa finale. Va altesì detto che in quell’azione era presente anche Stevens, certamente la vincitrice di oggi ha tirato meno della connazionale, ma forse in generale la portacolori della Wiggle non aveva le stesse gambe formidabili di ieri sul Mortirolo. Un’altra grande protagonista di giornata è stata Katarzyna Niewiadoma, che dopo le difficoltà di ieri oggi è scattata fin dal secondo Gpm, il Colle di Nava, restando da sola al comando per una ventina di km prima di essere ripresa da Abbott e Stevens, per poi cedere nettamente nel finale. Una mossa di grande carattere e coraggio quella della maglia bianca, che però conferma di dover ancora crescere sulle lunghe salite. Ma alla sua età è normale.
Restando in casa RaboLiv, Anna Van der Breggen ha chiuso la frazione al terzo posto. Per la campionessa uscente l’impressione rimane quella che manchi qualcosa rispetto alle migliori su ogni terreno, però ha offerto indubbiamente la miglior prova del suo Giro nel quale con regolarità continua a perdere sempre poco e soprattutto a guadagnare oggi su coloro da cui aveva perso ieri e viceversa. E domani la crono potrebbe rilanciarla definitivamente nei piani altissimi. Continuano ad offrire prestazioni solide anche Häusler e Guderzo, con Tatiana che strappa la maglia azzurra di migliore italiana a Elisa Longo Borghini, che oggi dopo aver lavorato nella prima fase per Abbott ed aver anche provato un’azione, nel finale è uscita di classifica, dopo aver con i punti raccolti sui primi 2 Gpm praticamente ipotecato la conquista della maglia verde. Ottima anche la prova di Elena Cecchini, che in rimonta nel finale conclude ottimamente tra le migliori dieci una tappa decisamente dura, dando un segnale molto importante in vista dei Giochi. Da segnalare anche la seconda top 10 consecutiva per la bielorussa della BePink Kseniya Tuhai.
Cronaca
Nei primi 10 km pianeggianti ci provano Jasinska e la padrona di casa Sanguineti, ma il tentativo non ha seguito. Salendo verso il Passo del Ginestro, si crea subito la prima selezione, con il gruppo che si spezza letteralmente a metà. Con Pooley a scandire il ritmo, davanti rimangono infatti una cinquantina di atlete. Longo Borghini rafforza la maglia verde scollinando in testa davanti a tutte le big. Nella seconda salita tenta l’azione del riscatto Niewiadoma, che dopo la crisi del Mortirolo prova il tutto per tutto per rientrare nelle zone nobili della classifica. Dapprima assieme a lei si avvantaggia anche Elisa Longo Borghini, che poi però si rialza rientrando nel gruppo maglia rosa, forte in questa fase di 14 unità. La polacca così se ne va in solitaria, arrivando a guadagnare fino a 2 minuti. Allo scollinamento sul Colle di Nava il suo vantaggio è di 1’40” sul secondo drappello guidato da Longo Borghini, con anche Cordon nelle prime posizioni a scortare la maglia rosa, mentre il terzo gruppo, comprendente Pooley, segue distanziato a 3’30”.
La terza salita è la più dura di giornata ed è inoltre spazzata da un vento sensibile. Sulle rampe del Passo Caprauna, dopo aver lavorato per la capitana, va in difficoltà per la prima volta in questo Giro Longo Borghini, che perde le ruote del gruppo maglia rosa, da parte sua in rimonta su Niewiadoma. Quando il distacco con la testa della corsa è ridotto a un minuto, Mara Abbott rompe gli indugi e attacca. Assieme a lei rimane Evelyn Stevens e così quando la coppia a stelle e strisce riprende la fuggitiva, si forma un terzetto al comando. Dietro di loro sono in sei ad inseguire, con Tatiana Guderzo, Anna Van der Breggen, Claudia Häusler e il terzetto Boels formato da Megan Guarnier, dall’iridata Lizzie Armitstead, mai così bene in alta montagna, e da un’ottima Karol-Ann Canuel, che poi però perderà contatto nelle ultime fasi di ascesa. Al Gpm, sono due i minuti che separano i drappelli al comando, con Armitstead che guida il secondo plotoncino.
Sui 50 km di discesa e pianura successivi le carte si rimescolano completamente. Al km 96, quando ne mancano 22 al traguardo, infatti, al comando si riforma un gruppo di 12 atlete, comprendente le nove già citate in precedenza più Cecchini, Amialiusik e Tuhai. Al traguardo volante di Albenga le Boels passano in parata, con Guarnier davanti a Stevens e Canuel: in questa maniera la campionessa degli Stati Uniti riduce a 7 i secondi di ritardo dalla maglia rosa. Prima dell’inizio della salita rientrano anche Kirchmann (anche oggi molto bene la canadese) e Riabchenko, poi però si torna a salire.
E fin dalle prime rampe verso il Santuario che domina Alassio dall’alto del monte Tirasso, Mara Abbott riprende in mano la situazione mettendosi a fare il forcing. Con lei rimangono Guarnier, Stevens, Häusler, Guderzo, Van der Breggen e Niewiadoma, che però reggerà appena un paio di chilometri. Ai 3 km all’arrivo si giunge dunque con sei atlete al comando ed è questo il punto in cui Abbott tenta l’attacco. La pedalata della maglia rosa non è però quella irresistibile di ieri, e d’altronde in due tappe ha percorso quasi 100 km di fuga, così prima le riparte in faccia Van der Breggen e poi, quando davanti ci si ricompatta, ai -2 accelerano in coppia Stevens e Guarnier, con la prima che rimane quasi subito da sola e si invola verso il quarto successo in carriera al Giro. Per la compagna di squadra, staccata di 6 secondi sul traguardo, arriva comunque la consolazione dell’ottava maglia rosa della carriera. 19” accusa Van der Breggen, 40” Häusler, mentre Abbott, in difficoltà negli ultimi 2000 metri, cede 53”.
Nella nuova graduatoria Guarnier gode adesso di 46” di margine proprio su Abbott, con Stevens a 1’03”. Un podio tutto a stelle e strisce, e considerando che tutte e tre le atlete saranno sulla linea di partenza a Rio forse abbiamo anche capito chi potrà essere la nazionale di riferimento. Häusler (1’06”), Guderzo (1’49”) e Van der Breggen (2’18”) possono comunque ancora dire la loro per il podio. Archiviate le grandi montagne, infatti, resta ancora una fatica importante in questo trittico terribile, ossia la cronometro di 22 km tra Albisola Superiore e Varazze, con la prima parte piuttosto dura e la seconda molto veloce. E le prime posizioni potrebbero dunque ancora variare.