Van der Breggen – Niewiadoma campionesse d’Europa, splendido bronzo per Longo Borghini

Nella foto: il podio (dal profilo Twitter Uec Cycling)

L’ameno e tranquillo entroterra bretone di Plumelec non è mai stato tanto simile alla caotica mondanità carioca di Copacabana. Almeno ciclisticamente parlando. Il podio del primo campionato europeo della storia aperto alle élite, infatti, per due terzi è la copia esatta di quello di Rio. Identica la medaglia d’oro, ancora una volta sul collo di Anna Van der Breggen, e pure quella di bronzo, vinta da una ancora una volta splendida Elisa Longo Borghini. A cambiare è solo il nome della seconda classificata, con Katarzyna Niewiadoma che prende il posto di Emma Johansson e soprattutto con l’argento si conferma per il secondo anno consecutivo campionessa d’Europa tra le under 23.

Se l’ordine d’arrivo è molto simile, ovviamente la dinamica di gara è stata completamente differente, visto che cambiavano del tutto contesto, percorso e anche composizione e numero delle squadre. Per oltre metà gara la cronaca non ha riportato spunti degni di nota, se non il ritiro causa caduta dell’under norvegese Katrine Aalerud, unica rappresentante al via del paese scandinavo peraltro.

Bisogna aspettare di entrare negli ultimi 50 km, quando siamo già oltre la metà del quinto degli otto giri del circuito previsti, per assistere al primo attacco, che è subito una mossa molto importante. Sono infatti otto le atlete che si avvantaggiano. Si tratta di Séverine Eraud, Olena Pavlukhina, Anisha Vekemans, Lucinda Brand, Anna Plichta, Emilia Fahlin, Nicole Hanselmann e Anna Stricker, molto brava l’altoatesina a inserirsi in un’azione così importanti.

Il vantaggio delle battistrada cresce fino a raggiungere il minuto e mezzo nel corso del sesto giro, quando sono i Paesi Bassi, nonostante la presenza di Brand, ad abbozzare una reazione. Poi però la fuga si spezza in due, a causa dell’attacco di Fahlin, con la quale rimangono solo Brand, Plichta e Pavlukhina, Eraud non riesce ad aggangiarsi e rimane per qualche chilometro a bagnomaria, mentre Stricker, Vekemans e Hanselmann si rialzano e sono riassorbite dal plotone.

Quando le quattro in testa tornano ad avere un vantaggio nell’ordine del minuto, è l’Italia che prende in mano la situazione e fa la corsa, in special modo con il forcing di Ilaria Sanguineti. Al penultimo passaggio sulla Côte de Cadoudal, così avviene il ricongiungimento. L’andatura è molto elevata, tanto che il gruppo si spezza, anche se per poche centinaia di metri.

Nel corso dell’ultima tornata si susseguono gli attacchi. Ci riprova Brand, poi la campionessa spagnola Mavi Garcia, quindi le francesi a ripetizione, in particolare con Rivat. Ma il plotone fa sempre buona guardia e molto attiva in testa al gruppo è una brillante Longo Borghini, assieme alla quale si fa vedere anche Soraya Paladin. L’approccio alla salita decisiva è impostato dalla Polonia, che si schiera in testa al gruppo con cinque atlete e poi lancia fin dalle prime rampe all’attacco Eugenia Bujak, recente vincitrice a pochi chilometri da qui del Gp di Plouay, gara World Tour. Una splendida trenata di Riejanne Markus per i Paesi Bassi però chiude tutto e allunga il plotone causando la prima selezione. Parte quindi Niewiadoma. Un attacco secco e deciso che riescono a seguire solo Van der Breggen, Longo Borghini e Amialiusik, con Leleivyte che torna sotto in progressione. Sono queste le atlete che si giocano l’Europeo: la volata è più di resistenza che di velocità pura. Van der Breggen parte lunga e sembra poter cedere alla rimonta di Niewiadoma e Longo Borghini, ma poi mantiene la ruota di vantaggio sulla polacca che le consente di mettere in bacheca il suo quarto successo stagionale, poche vittorie ma decisamente importanti visto che a parte l’Europeo sono arrivati la Freccia Vallone e soprattutto il titolo olimpico, oltre che la seconda medaglia di questa rassegna dopo l’argento a crono. Sia per Niewiadoma che per Longo Borghini invece si tratta del podio numero 12 in stagione, ennesima conferma di un’annata ad altissimi livelli per entrambe. Quarta chiude Amialiusik, che dopo la crono di giovedì centra il suo secondo legno in questi Europei, confermandosi però sempre presente, molto brava in quinta posizione Rasa Leleivyte: la lituana della Vaiano ha dimostrato in questa seconda parte di stagione di essere definitivamente tornata alla sua importante dimensione internazionale.

12 secondi dopo, Giorgia Bronzini ha preceduto Marianne Vos nella volata per il sesto posto, con Emma Johansson ottava. Assieme alle tre atlete pluridecorate, in questo drappello ci si è giocati le altre due medaglie della categoria under 23, dietro alla riconfermata campionessa Niewiadoma. L’argento è andato alla talentuosa danese Cecilie Uttrup Ludwig, fresca di firma con la Cervèlo, atleta che quest’anno è apparsa in grande crescita e progressione, iniziata nel calendario nazionale belga e culminata nel prestigioso successo al Giro della Repubblica Ceca, mentre il bronzo alla francese Eraud, autrice davvero di una grande prova tenendo conto anche della fuga di cui era stata protagonista a metà gara. Ma d’altronde che la gamba della 21enne transalpina fosse ottima si era già visto al recente Ardèche. Peccato per il quarto posto per pochi centimetri di Alice Arzuffi. La brianzola comunque ha confermato una volta di più di essere tra le under più forti del panorama europeo e con questa bella prestazione corona un 2016 che l’ha vista costantemente nelle parti nobili degli ordini d’arrivo, senza dimenticare la medaglia, da qualche giorno diventata d’argento, conquistata nella rassegna continentale di ciclocross. Per l’Italia nel complesso, comunque, con tre atlete nelle undici, arriva un’altra eccellente prestazione di squadra, a confermare che il blocco azzurro, in campo femminile, rimane sempre quello di riferimento.