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Biathlon, la Coppa del Mondo si apre nel segno della Norvegia

Avvio inconsueto per la Coppa del Mondo di biathlon, non per lo scenario, quello ormai tradizionale di Östersund, e neanche per i risultati, due vittorie norvegesi non fanno certo notizia, quando per il formato. Infatti l’opening day della stagione 2015/16 ha visto in programma due staffette miste, aggiungendo a quella classica, ormai anche prova olimpica consolidata, la cosiddetta single mix relay, ossia una sorta di gara a coppie che trae ispirazione dalle kermesse cittadine che si disputano nel periodo natalizio o a inizio/fine stagione (tipo la World Team Challenge di Gelsenkirchen per intendersi), alla sua seconda apparizione storica in Coppa del Mondo dopo quella di Nove Mesto la passata stagione.

Sono state due gare ricche di colpi di scena e piuttosto interessanti, anche se tra assenze, errori ed episodi, le indicazioni che sono arrivate non possono che essere considerate provvisorie e in attesa di conferma a partire da mercoledì, quando con l’individuale maschile si entrerà nel vivo della lotta per la sfera di cristallo (le gare di oggi contavano “solamente” per la classifica per nazioni, graduatoria che il pubblico magari ignora ma che è molto importante sia per l’aspetto pecuniario sia perché assegna i contingenti per la stagione successiva di Coppa).

Ad imporsi nella single mix sono stati Lars Birkeland e Kaia Nicolaisen per la Norvegia. Non certo la coppia più forte che il paese scandinavo potesse schierare, anzi a esser buoni probabilmente la quinta. Però è stata anche la più solida in gara, in una prova dove il poligono assume ovviamente un’importanza decisiva. In realtà i norvegesi avrebbero tagliato il traguardo in seconda posizione, ma la Francia, favoritissima alla partenza avendo schierato i migliori uomini a disposizione (Simon Fourcade – in contumacia del fratello che inizierà col biathlon a partire dall’individuale – e Marie Dorin) e prima squadra a tagliare il traguardo con un vantaggio nell’ordine di 30 secondi, aveva sul groppone una penalità di 4 minuti, nata da un pasticcio di Fourcade al poligono nella prima frazione, quando è ripartito, credendo erroneamente di aver chiuso il bersaglio, senza sfruttare l’ultima ricarica e quindi tanto meno effettuando il giro di penalità eventualmente previsto.

I transalpini che al momento della comunicazione del provvedimento della giuria erano in testa con circa 20 secondi di distacco, sono così diventati una sorta di fantasma e la battaglia si è spostata alle loro spalle, dove la situazione era molto fluida, con Norvegia, Germania e Ucraina racchiuse in pochi secondi a metà della terza frazione. Il poligono in piedi ha poi rimescolato le carte, con Dzhima impeccabile a prendere la testa, seguita da Nicolaisen, mentre la terza piazza veniva agganciata da una Rosanna Crawford senza errori, mentre in corsa c’era anche la Svezia con una splendida frazione della 21enne Linn Persson.

Il Canada, che con Nathan Smith completava una coppia di altissimo livello, prendeva quindi la testa al poligono a terra della quarta e ultima frazione, sfruttando la ricarica usata da Birkeland e soprattutto il suicidio di Semenov, che doveva addirittura girare. Così risaliva in terza piazza Boehm, con Arvidsson in scia e Shipulin senza errori che dopo un avvio disastroso provava a dare una speranza a una Russia che con Shumilova aveva schierato forse la miglior coppia disponibile. Sarebbe stata una vittoria storica per il Canada e forse Smith ha accusato la pressione, o più semplicemente ha sentito la fatica, fatto sta che all’ultimo poligono ha avuto bisogno di due ricariche per completare i bersagli. Non ha mai sbagliato invece Birkeland, che così ha guadagnato 12 secondi preziosissimi e irrecuperabili dalla concorrenza. Dietro invece il gruppo si ricompattava, con Canada, Germania e Svezia assieme a giocarsi la seconda piazza fin sulla retta d’arrivo, dove la volata ha avuto come esito l’ordine nel quale abbiamo citato le squadre. Per l’Italia, rappresentata da Vittozzi e De Lorenzi, arriva un buon nono posto, dopo una gara tutta in rimonta, condizionata da una prima frazione difficile da parte della lombarda, che ha dovuto usare cinque ricariche in tutto e ha cambiato con oltre un minuto di distacco. Dopo di che gli azzurri hanno limitato al minimo gli errori (30/33 il complessivo di squadra degli ultimi sei poligoni).

Il nuovo format, in attesa di altre verifiche che amplino il campione, ha comunque regalato momenti interessanti. Il merito maggiore è quello di dare spazio a molte più nazioni rispetto alle prove tradizionali, d’altronde avere due atleti competitivi è lapalissianamente più semplice di averne quattro. Il secondo posto del Canada e il decimo del Giappone sono un chiaro esempio di questo. Forse si potrebbe cercare delle modifiche per rendere la gara più riconoscibile, tipo ridurre la lunghezza dei giri, cambiare il numero dei cambi e/o dei poligoni, però rimane un test interessante, anche perché potenzialmente si tratta di una prova che potrebbe essere allestita pure in location diverse dalle piste tradizionali in maniera molto più semplice rispetto alle altre discipline. Da un punto di vista tecnico invece l’indicazione più importante che è emersa è che Marie Dorin sembra in grandissima forma e chiunque vorrà portare a casa la sfera di cristallo dovrà fare i conti con lei. Mentre la favorita numero uno per la Coppa del Mondo, Kaisa Makarainen, sesta con la Finlandia, ha disputato una gara regolare in un format non troppo adatto alle sue caratteristiche.

La seconda gara, la staffetta mista tradizionale, per così chiamarla, ha visto il secondo successo di giornata della Norvegia che schierava nel comparto femminile Fanny Horn (che bisognerà abituarsi a veder chiamata con il cognome da sposata Birkeland) e Tirill Eckhoff, e tra gli uomini i due fratelli Boe, con Svendsen e Bjoendalen che entreranno in azione da mercoledì. A completare il podio la Germania (nonostante una squadra femminile decimata, con Dahlmeier su tutte che salterà l’intera tappa, così come Preuss) e la Repubblica Ceca, in formazione tipo e quindi, Soukalova a parte, un po’ sottotono rispetto alle attese, non tanto per il piazzamento, quanto per il distacco ben superiore al minuto. Quarta la Francia, con almeno 3 riserve su 4, davanti a un’ottima Svezia e a una Russia come sempre un po’ enigmatica da interpretare, affondata da una Yurlova disastrosa ma con un Malyshko che è apparso in buon spolvero. L’Italia invece ha terminato in ventiduesima posizione, addirittura doppiata. Però gli azzurri, che ricordiamo erano privi di Wierer, in dubbio anche per il prosieguo della tappa, e di Hofer, in formazione con Oberhofer, Gontier, Windisch e Bormolini, non meritano una bocciatura, ma semplicemente un non giudicabile. La prova è stata infatti completamente compromessa fin dall’inizio, con Oberhofer che è incappata in una giornata no al poligono, ricevendo soprattutto anche una penalità di due minuti che ha completamente compromesso la gara, trasformatasi giocoforza da lì in poi in un test agonistico. Impossibile trarre quindi conclusioni, se non che è meglio che tali episodi negativi si verifichino adesso e tutti assieme piuttosto che in un contesto più importante.

L’inizio è nel segno del completo equilibrio. La prima frazione vede in testa un’ottima Anais Bescond, molto efficace sugli sci, riuscendo così anche ad ammortizzare le due ricariche usate in piedi. Ma nell’ordine di 7 secondi ci sono altrettante formazioni, Norvegia, Germania, Bielorussia, Russia, Svezia (con Hoegberg l’unica perfetta al poligono assieme alla slovacca Fialkova e a Tofalvi, che però alla proverbiale precisione ormai non abbina più un passo sugli sci competitivo, nella frazione) e Repubblica Ceca, con Vitkova in rimonta dopo essere stata spalle al muro al primo poligono, mentre oltre all’Italia salta anche la Svizzera con i due errori di Selina Gasparin.

La seconda frazione vede due atlete fare la differenza: si tratta di Eckhoff e Soukalova, con la prima splendida sugli sci e capace di portare al comando la Norvegia nonostante 4 ricariche usate, eV la seconda più precisa la tiro ma comunque buona anche nella parte di fondo, pur perdendo 5 secondi nell’ultimo giro. Le due hanno cambiato assieme, infliggendo 20 secondi a Hinz, l’unica a difendersi, e 50 a tutte le altre formazioni di testa, mentre Yurlova con un poligono disastroso in piedi condannava la Russia (ben 2 giri di penalità).

La Norvegia prendeva la testa solitaria al primo poligono a terra della terza frazione, con Johannes Boe veloce e perfetto a infliggere 13 secondi a Slesingr, che invece aveva commesso un errore, così come Doll in terza posizione. Ma il tedesco avrà modo di rifarsi in piedi, con uno zero rapido che permetterà alla Germania il sorpasso sulla Repubblica Ceca e il riavvicinamento alla Norvegia. Tre infatti gli errori per il più giovane dei Boe, tenuto a vista per tutto l’ultimo giro dal 25enne del Baden-Wurttemberg, che cambiava con 13 secondi di ritardo.

Toccava quindi a Tariej finire il lavoro iniziato dal fratello: per il vincitore della Coppa del Mondo 2011 una frazione quasi perfetta, nessuna ricarica utilizzata, la solita efficacia nel finale e quindi per Simon Schempp non c’era la minima occasione di avvicinarsi. Il tedesco alzava definitivamente bandiera bianca con le due ricariche al terzo poligono, mentre un Moravec non incisivo come altre volte veleggiava tranquillo verso il terzo posto senza mai insidiare chi lo precedeva né essere insediato da una Francia solida come sempre al poligono ma non brillantissima sugli sci, Bescond al lancio esclusa.

Come già ampiamente ricordato, la tappa di Östersund proseguirà per tutta la settimana, a partire da mercoledì e giovedì con le individuali, per poi continuare nel fine settimana con il classico programma sprint più inseguimento. Rientreranno molti degli assenti illustri in questi giorni e quindi si avrà un quadro più chiaro dei rapporti di forza, per quanto come sempre i momenti decisivi della stagione arriveranno dopo le Feste. Per adesso, l’unica bandiera che sventola è quella norvegese.

Nella foto: il cambio simultaneo tra Tirill Eckhoff e Johannes Boe e tra Gabriela Soukalova e Michal Slesingr (foto sito ufficiale IBU)