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Longo Borghini – Chaves, vittorie show sul San Luca

Nella foto: la vittoria di Elisa Longo Borghini (©D-Sport – Matteo Romanelli)

Non fosse per il sole che splendeva caldo in cielo e per il bel cielo terso che ha accompagnato tutta la gara, a differenza della piovosa giornata autunnale di un anno fa, sembrerebbe quasi di aver assistito a un replay del Giro dell’Emilia 2015. Invariate sono rimaste infatti le prime due posizioni dell’ordine d’arrivo, maturate tra l’altro con una dinamica abbastanza simile. Così, per il secondo anno consecutivo, a trionfare all’ombra del Santuario della Madonna di San Luca è stata Elisa Longo Borghini, stavolta vestendo la maglia del club, la Wiggle High5, davanti ad Ashleigh Moolman. Per la piemontese si tratta della seconda affermazione della stagione dopo quella nel campionato italiano a crono, senz’altro il modo migliore per coronare un’annata caratterizzata da una straordinaria continuità ad alti livelli, con addirittura 20 piazzamenti tra le migliori cinque, tra i quali spiccano ovviamente i bronzi di Rio e di Plumelec. Da parte sua, Moolman conferma di stare attraversando un ottimo momento di forma dopo la vittoria del Giro di Toscana, un finale di stagione in decisa crescita dopo un avvio di 2016 limitato dagli infortuni. A completare il podio è stata Alena Amialiusik, la bielorussa in palla in questo periodo, come dimostra il doppio quarto posto agli Europei.

Con i primi 96 km del percorso sui 99 complessivi totalmente pianeggianti, non ci sono grossi spunti di cronaca se non i due traguardi volanti vinti dalle due più forti velociste in gara; a S. Matteo della Decima si impone Kirsten Wild, a San Giovanni in Persiceto invece è Chloe Hosking a transitare per prima. Per il resto, le squadre delle favorite controllano il gruppo dal quale comunque non si segnalano tentativi di evasione fino all’ingresso in Bologna. Qui provano ad anticipare la salita finale Marta Bastianelli e la campionessa britannica Hannah Barnes, ma il plotone non lascia spazio. Si inizia così a salire e la prima a proporre un attacco deciso è Moolman, che si isola al comando nel tratto più difficile del muro finale, a cavallo delle Orfanelle. Da dietro rientra però Longo Borghini, che le riprende la ruota e poi nel finale la salta, andando a vincere in solitaria con 4 secondi di margine sulla sudafricana. A 10 secondi chiude Amialiusik, poi arrivano una splendida Leleivyte, ormai tornata costantemente tra le migliori anche a livello internazionale, e Anna Van der Breggen, che su un finale simile a quel Mur de Huy dove colse ad aprile il primo acuto del 2016, non è invece riuscita a trovare il ritmo giusto per stare con le migliori. Katrin Garfoot ha colto la sesta posizione, e su tali pendenze non è raro veder emergere atlete con doti di potenza quali l’australo-tedesca, davanti a Edwige Pitel, che alla soglia dei 50 anni continua a offrire grandissime prestazioni. Ottava conclude Katarzyna Niewiadoma, che ancora su queste pendenze, come visto anche al Giro sul Mortirolo, manca di qualcosa rispetto alle più forti, ma comunque sempre abbonata ai piazzamenti importanti. A completare le migliori 10 sono Christine Majerus per il Lussemburgo e la seconda delle azzurre, Tatiana Guderzo, in gara con la casacca della Nazionale.

Un podio regale è stato anche quello della gara maschile, con il colombiano Esteban Chaves a rinverdire la tradizione del suo paese, che su queste rampe aveva di recente festeggiato anche con Quintana e Betancur. Il portacolori dell’Orica ha piazzato la stoccata vincente negli ultimi 300 metri, aggiudicandosi una corsa che ha riservato diversi cambiamenti di fronte davanti a Romain Bardet e a Rigoberto Uran. Sono così saliti sul palco delle premiazioni tre atleti capaci di salire sul podio in un grande giro, i primi due proprio nel 2016. La corsa è stata caratterizzata nella sua interezza dalla fuga di otto uomini nata al km 40. A comporla Geniez, Nardin, Rota, Van Hecke, Degand, Keukeleire, De Marchi e Latour, che hanno raggiunto un vantaggio massimo di poco superiore ai 5 minuti. Il gruppo però ha sottovalutato l’azione, lasciando troppo spazio. Così al primo passaggio da San Luca, con Rota che si stacca, il vantaggio ancora tocca i 2 minuti e mezzo. La successiva ascesa seleziona ulteriormente i battistrada, che restano in tre, De Marchi, Latour e Nardin. Il piemontese cederà lungo la terza scalata e così al comando rimane la coppia italo-francese composta da De Marchi e Latour, sulla quale tuttavia il plotone, nonostante il forcing Astana con Tiralongo e Rosa, accusa ancora 1’20” di ritardo, che si riducono di pochissimo, a 50 secondi, al suono della sirena. I fuggitivi potrebbero davvero farcela. Latour sbaglia una curva, non cade ma finisce lungo. De Marchi decide di aspettare il compagno di avventura, e così il gruppo ne approfitta e dimezza il ritardo, attaccando l′ultima salita appena 18 secondi dietro. Latour tenta una disperata accelerazione, ma viene ripreso poco dopo lo striscione dell′ultimo chilometro. Ad emergere è un terzetto, formato da Igor Anton, dal colombiano dell′Androni Rodolfo Torres e dal campione uscente Bakelants, che poi tenta una ulteriore accelerazione. Dal gruppo principale parte invece Fabio Aru, che si porta dietro i tre che poi saliranno sul podio. Quando la situazione si rimescola ai 300 metri, Chaves coglie l′attimo giusto e se ne va, con Bardet che qualche secondo dietro regola in volata Uran, con Aru quarto. Bakelants e Torres, superati nel finale, chiudono rispettivamente quinto e sesto, mentre a completare i dieci sono Hivert, Ulissi, Villella e Anton.

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