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Starting five: le cinque tematiche della giornata di campionato #8

MVP non giocatore Si può dare il titolo di MVP fino a questo punto del campionato a qualcuno che non ha segnato neanche un punto, non ha giocato neppure un secondo e soprattutto non è neppure una giocatrice? I puristi potrebbero obiettare che la P sta per player, ma se interpretiamo la lettera come person, beh allora non ci sono molti dubbi su chi meriti al momento questo riconoscimento: parliamo di Lorenzo Serventi, che anche quest’anno alla guida di Umbertide sta realizzando un capolavoro, forse il più bello dei suoi otto anni a Umbertide. La squadra umbria sta cavalcando una serie di quattro successi di fila, la migliore dopo quella delle due capolista e continua a confermare lo stesso record della passata stagione, nonostante un roster che a inizio stagione con molte incognite e altrettante scommesse. Si badi bene, numeri come quelli di Simmons domenica scorsa potrebbero oscurare tutto il resto, ma alcune prestazioni monstre della guardia texana non devono far passare in secondo piano il fatto che Umbertide è una squadra vera. Basti considerare la partita di Parma, dove l’ex giocatrice dell’Arad ha segnato solo 9 punti tirando con percentuali scadenti. Eppure è arrivata lo stesso la vittoria. Ma anche la partita di questa giornata contro Napoli, affrontata senza Tikvic all’interno di un organico già piuttosto corto, è stata un esempio lampante. È innegabile che ogni singola giocatrice del roster stia giocando il miglior basket della propria carriera (anche quando magari, come nel caso di Pertile, le cifre non lo farebbero intendere, ma come si sa la pallacanestro va ben oltre le statistiche che spesso anzi risultano ingannevoli). C’è poi un chiaro segno della mano del tecnico reggiano in questa serie positiva da parte di Umbertide: ogni volta la vittoria ha avuto una chiave tattica diversa, costruita su scelte difensive che hanno sempre messo in luce i punti deboli dell’attacco avversario. E la squadra continua a stazionare a ridosso delle prime quattro.

Napoli Per la formazione partenopea è arrivata la sesta sconfitta consecutiva. Un dato statistico che è abbastanza impressionante considerando il livello dell’organico della Dike e pure sorprendente vedendo giocare la formazione di coach Ricchini, che pure come qualità di gioco è migliore di molte altre che pure la precedono in classifica. Tale striscia negativa è figlia soprattutto di due contingenze, i tanti infortuni che hanno colpito la squadra e che hanno consentito all’ex c.t. della nazionale di schierare una formazione molto simile al roster originario solamente a Umbertide negli ultimi periodi e il calendario: gli ultimi 5 k.o. sono arrivati contro le prime 5 della graduatoria. Ormai il treno per le primissime posizioni della graduatoria, specialmente in ottica Final Four, è passato, però con Achonwa che è probabilmente il miglior centro del campionato, con una Ivezic che sembra un’altra (in positivo) rispetto alla stagione di Ragusa e soprattutto se Quinn è quella vista nel quarto periodo di Umbertide e non quella dei primi tre, la Saces ha tutte le carte in regola per piazzare un filotto, recuperare posizioni e diventare, specie in ottica play-off una delle mine vaganti più pericolose del torneo. Certo restano anche dei problemi strutturali nell’organico, il fatto di avere cinque straniere ha generato dei problemi quando poi in campionato ne possono giocare solo tre, però radio mercato segnala Napoli molto attiva quindi anche da questo punto di vista potrebbero esserci novità a breve.

Finalmente Ragusa? Per la prima volta forse nell’intero campionato, la giornata ci ha regalato una Ragusa convincente. A giudicare dalla partita con Orvieto, i problemi che le siciliane avevano mostrato (nonostante il record molto positivo, che ribadiamo è legato anche a un calendario molto semplice, la seconda miglior combinazione possibile tra le 1287 teoricamente possibili, a guardare la classifica). sembrano essere tutti spariti. Little e Brunson sono apparse molto più integrate, Erkic ha offerto una prestazione in linea con quella ottima fatta vedere nella partita della nazionale slovena in Lituania, Consolini era stata fin qui nettamente la nota migliore della squadra e si è confermata. Sicuramente la sosta ha consentito a Molino di lavorare ed era logico attendersi al più presto dei progressi da un organico con questo talento medio, ma il match è stato tanto bello da lasciare un dubbio: quanto è legato ciò alla scarsissima resistenza offerta da Orvieto?. Una partita che dopo 10′ era già sul +20 forse non è il banco di prova più significativo per valutare una formazione. La risposta però arriverà subito: da domenica per Ragusa inizia un altro campionato e la trasferta al PalaCampagnola contro Schio sarà già un crash test molto indicativo sulla reale solidità e sulle possibili ambizioni della Passalacqua.

Battipaglia in risalita? In un campionato che inizia a spaccarsi (tra la sesta e la settima ci sono già due partite di differenza dopo sole otto giornate), va notato come si stia riprendendo una formazione che alla vigilia era accreditata come una delle possibili sorprese e invece dopo sei giornate si trovava sul fondo della graduatoria con un record di 1-5. Stiamo parlando di Battipaglia ovviamente. Anche sul difficile avvio della compagine campana pesano gli infortuni, a lungo out Bonasia e Ramò, e un calendario molto complesso all’inizio, ora che i guai fisici sembrano alle spalle e le avversarie sono più alla portata, invece, sono arrivate due vittorie consecutive, molto importanti anche per il morale in una compagine così giovane. La seconda, in particolare, ha fermato a tre la striscia di successi consecutivi di Cagliari, con una Prahalis che è scesa a percentuali più in linea con le sue storiche (23 punti con 24 tiri). In casa Battipaglia è arrivato un contributo fondamentale da parte delle straniere, con Gray e Zanoguera che hanno disputato la loro miglior partita italiana fino a questo momento. L’altra chiave è stata l’aver finalmente limitato le palle perse, voce tuttavia nella quale la Convergenze risulta ancora la peggiore del campionato, così come è ultima nella percentuale del tiro da tre punti e questo, per una formazione con queste caratteristiche, è un dato assolutamente da migliorare per coltivare qualche ambizione, in particolare una giocatrice come Tagliamento (anche ieri 0/5) deve senz’altro dare di più da questo punto di vista.

Nazionale In un torneo che per il resto continua a offrire tante conferme e ben poche sorprese, torniamo a parlare un attimo della nazionale, che con due vittorie in due partite ha posto una base importante alla qualificazione al prossimo Campionato Europeo. Un risultato importante senza dubbio però al di là dei due successi occorre sottolineare come per adesso l’unica differenza tra questa gestione tecnica e la precedente sia la presenza di Macchi. Senza la campionessa di Schio, staremmo ora con tutta probabilità a parlare di una sanguinosa sconfitta in Gran Bretagna. La domanda che ci poniamo è questa. Considerando che l’Europeo 2017 sarà un’edizione di transizione e che l’appuntamento importante sarà quello del 2019 che qualificherà ai Giochi Olimpici di Tokyo, ha senso fondare una squadra sul rientro di una giocatrice classe 1979, per quanto sia una dei più grandi talenti che si siano mai visti fuori dagli Stati Uniti, e in generale sul gruppo storico, senza considerare quelle giovani che stanno emergendo e che magari hanno già fatto vedere qualcosa di buono in questo inizio di stagione? Per dire, Milazzo miglior marcatrice italiana del torneo, Barberis che sta accumulando cifre importanti in tutti i settori statistici, Pan che è già stata capace di andare in doppia cifra in Eurocup, ma anche la stessa Zandalasini dopo la partita con l’Albania, che era poco più di una sgambata, è stata esclusa dal match in terra britannica. Nel resto del continente vediamo invece una Russia che con Vadeeva (già in campo agli Europei in realtà) e Musina ha schierato per diversi minuti una coppia di lunghe del 1998 (e in generale una squadra con un’età media di 23 anni), una Francia che ha tenuto fuori Gruda e Yacoubou per mettere in campo la classe ’95 Gaye, una Spagna che è vero ha richiamato Sancho Lyttle, ma ha anche dato minuti, almeno contro la Finlandia, a Lo, Quevedo (classi ’96) e Arroyo (’95), una Turchia (che pure doveva rifondare dopo l’Europeo) che ha schierato una squadra dall’età media di 25 anni, mentre era di 24 quella della Serbia pur campionessa uscente (che ha lasciato le Dabovic a riposo per esempio). Insomma, tutte le nazionali più importanti stanno usando queste qualificazioni per accelerare e favorire il ricambio generazionale e sperimentare nuove soluzioni, sapendo che questa formula facilita il compito con tanti match troppo sbilanciati per essere significative e che comunque se c’è un momento nel quale un passo falso è meno grave è proprio questo. In Italia invece si è preferito richiamare le veterane al fronte, una scelta che certamente sul breve (vedi successo con la Gran Bretagna) pagherà qualche dividendo, sul lungo è da vedere. Ma d’altronde quando mai si è visto in questo paese, in ogni settore, preferire un lungo e difficile percorso di crescita, fatto magari anche di qualche caduta, a un maquillage che cambi la superficie ma non la sostanza delle cose, con il merito però di una rapida e facile applicazione come spot?

Nella foto: Lorenzo Serventi (foto Alessandro Minestrini)